Ci apprestiamo ad incontrare nel giro di pochi mesi i nostri lettori, la nostra gente per il rush finale della campagna abbonamenti del nostro settimanale. Si tratta di un appuntamento da non mancare: un'occasione che si presenta in maniera imperdibile, un momento favorevole per affermare e dimostrare la nostra appartenenza a questa nostra Chiesa. Si è parlato bene e si è parlato male di questo giornale, ma ciò che importa è che non ci si lasci sfuggire l'opportunità e la possibilità di compiere un gesto, quello della sottoscrizione all'abbonamento a Notizie, che esprime la riconoscenza e l'apprezzamento per poter disporre di uno strumento ecclesiale di condivisione. "Non dire al tuo prossimo: Va', ripassa domani, te lo darò domani, se tu hai ciò che ti chiede" (Pro 3,28). Il domani non ci sarà. E, comunque, rimandare a domani vuol dire mancare all'appuntamento con l'oggi. Non dobbiamo aspettare le grandi occasioni, gli appuntamenti straordinari per affermare, dire e compiere gesti di appartenenza. Cogliamo le piccole occasioni! Abbiamo sempre fretta, sempre cose urgenti da fare, faccende importanti da sbrigare. Siamo occupati da ben altri pensieri. Ma dobbiamo essere tutti consapevoli della responsabilità che ciascuno di noi ha nei confronti di questo strumento. La responsabilità si manifesta più nei fatti che con le parole. Non si tratta di fatti eccezionali, bensì modesti, piccoli. Se stiamo ad aspettare le grandi occasioni, le date memorabili per esprimere la nostra responsabilità, rischiamo di mancare gli appuntamenti che la responsabilità ha fissato, nel trascorrere delle ore ordinarie, assai poco solenni e che si inseriscono nella storia della nostra ferialità. Proprio quando non succede niente di straordinario, è il momento per far succedere lo straordinario nella responsabilità! La responsabilità più vera è quella che si esprime in gesti normali, che non hanno nulla di speciale all'apparenza. C'è qualcosa di peggio del rimorso per aver fatto del male. Ed è lo scoprirsi colpevoli per non aver colto la possibilità di bene nel campo della nostra Chiesa, della nostra Diocesi. Allorché, nella responsabilità, si spenga la fantasia, quello è il segnale che si sta spegnendo qualcosa. Quando, nel confezionare un giornale, viene meno la capacità e la volontà di "sorprendere", di produrre dibattito, ma tutto è risaputo, previsto, scandito dalla normalità, allora vuol dire che si sono e si stanno celebrando i funerali della responsabilità. Venendo meno la fantasia, ci si rifugia nel rimpianto lamentoso del passato, e nel nostro caso nelle recriminazioni. Le lacrime spuntano quando muoiono gli "oh!" di meraviglia. La memoria, allora, oltre che rifugio più o meno confortevole, può diventare una prigione, che paralizza il dinamismo della responsabilità. La responsabilità stessa, senza fantasia, si riduce a stanca replica, copione obbligato, rigidezza. In questa prospettiva, saltano le opposizioni fasulle tra il prima e il dopo. Il dopo è figlio di ciò che c'era prima. Crediamoci, sostenendo Notizie, si renderà possibile la vita di questa responsabilità comune. Ci sono individui, che non esitano e definirsi cristiani responsabili e si giustificano così: "Io non faccio niente di male a nessuno... Io mi sento a posto". Il non fare del male a nessuno rappresenta la loro legittimazione. Ma non è necessario scomodare Cristo per non fare niente di male, per stare al proprio posto. La responsabilità è fuoco che scotta. E chi è investito da questa responsabilità, noi che il giornale lo confezioniamo, tu caro lettore che ci leggi, non riesce proprio a stare al proprio posto, per difendere le sue convinzioni, i suoi "se" e suoi "ma"... Solo chi è disposto " a sprecare" la responsabilità, la mette in salvo. Non domani, ma oggi! Ermanno Caccia
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